venerdì 29 ottobre 2010

MATTEO RAZZINI

C'era una volta
uno scrittore un po’ strano. Oddio ... scrittore è una parola grossa! Diciamo un personaggio surreale e creativo che amava scrivere. Ma non come fanno tutti: con carta, penna e calamaio, sopra un tavolo. Bensì in equilibrio sopra una corda tesa, le cui estremità erano ancorate, una al mondo reale e l'altra al mondo immaginifico. E quando voleva scrivere qualcosa si piazzava proprio lassù, tranquillo, in bilico. Prendeva dei pezzetti di carta un po’ stropicciati che teneva nelle tasche  e ci scriveva dei pensieri che lasciava poi cadere nel vuoto sotto di lui. I pensieri volavano leggeri come la neve e si andavano a posare su tutte le cose e tutte le persone. Alle volte capitava che qualcuno, incuriosito da una strana nevicata in pieno agosto, si mettesse a guardare all'insù con il naso per aria. Guardava, scrutava, osservava, rimanendo anche parecchi minuti fermo ad ascoltare i pensieri che si posavano piano, tutto attorno a lui, mentre di lassù sorrideva lo strano scrittore.

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